Intervistato da Max, Elio Germano ha voluto affrontare il delicato tema del Teatro Valle: “Questo è il teatro, pubblico come dovrebbe essere il teatro. Così dovrebbe funzionare anche la Rai, per esempio... A cominciare dal cda, eletto dagli abbonati. Al Valle si alternano l'attore sconosciuto e Gifuni, quello semisconosciuto e io. C'è chi mi ha urlato “ridammi i soldi”, chi era distratto e parlava col vicino. La gente entra ed esce, decide se restare in base a quel che vede. Tanto non ha pagato 35 euro di biglietto come chi va a vedere Ronconi”.
Germano ha poi circoscritto la sua privacy all’interno della sua carriera: “Ho idea che più si sa di me, meno possibilità avrò professionalmente. Penso che se parlo troppo romano poi non sarò credibile come Felice Maniero che è veneto o il Pietro di Magnifica presenza, siciliano”.
Infine su “Diaz – Don’t Clean Up This Blood”: “L'esperienza sul set di Diaz: «È stato un lavoro di gruppo. Eravamo 140 attori da tutta Europa e ciascuno di noi valeva uno: ci siamo sentiti parte di una collettività proprio come chi era a Genova in quei giorni”.
Germano ha poi circoscritto la sua privacy all’interno della sua carriera: “Ho idea che più si sa di me, meno possibilità avrò professionalmente. Penso che se parlo troppo romano poi non sarò credibile come Felice Maniero che è veneto o il Pietro di Magnifica presenza, siciliano”.
Infine su “Diaz – Don’t Clean Up This Blood”: “L'esperienza sul set di Diaz: «È stato un lavoro di gruppo. Eravamo 140 attori da tutta Europa e ciascuno di noi valeva uno: ci siamo sentiti parte di una collettività proprio come chi era a Genova in quei giorni”.